Diritto all’Oblio: come cancellare i tuoi dati dal web in modo sicuro e legale
Il diritto all’oblio, riconosciuto ufficialmente nel 2018 dal regolamento GDPR, è da anni al centro dell’attenzione per chi desidera tutelare la propria reputazione online e richiedere la cancellazione di dati personali dai motori di ricerca. In questa guida scoprirai quali sono i passaggi per esercitare questo diritto, con esempi pratici, riferimenti normativi aggiornati e indicazioni su come fare richiesta in modo efficace. Vedremo le implicazioni legate al trattamento dei dati e il ruolo fondamentale della deindicizzazione nei risultati di ricerca.
Il diritto all’oblio è una tutela fondamentale per la privacy online. Digitallex, con attività informatico-giuridiche, un sistema unico di “intelligence service”, un supporto tecnico 24H, la garanzia “cancellato o rimborsato” e 10 anni di esperienza alle spalle, ti offre un servizio professionale di supporto e consulenza per quanto riguarda le procedure inerenti a questo diritto.
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Cosa si intende per diritto di oblio?
Ogni persona può esercitare il diritto all’oblio, ossia il diritto di far sì che il proprio nome non venga associato da una ricerca in rete a un determinato risultato. Questo si traduce concretamente nel diritto alla cancellazione, alla deindicizzazione o al de-listing di un risultato dai motori di ricerca.
Il diritto all’oblio riguarda la possibilità, per una persona, di ottenere che informazioni a lei riferite non siano più facilmente accessibili tramite i motori di ricerca, soprattutto quando risultano obsolete, irrilevanti o lesive della reputazione.
Deindicizzazione e cancellazione dei contenuti: due aspetti del diritto all’oblio
In questo contesto, è fondamentale distinguere tra deindicizzazione e cancellazione effettiva dei contenuti: la deindicizzazione comporta la rimozione di un risultato dai motori di ricerca in relazione a determinate parole chiave (come nome e cognome), ma il contenuto originale resta online e accessibile tramite altre “strade”. La cancellazione, invece, avviene direttamente alla fonte, facendo sparire il contenuto dal web.
Si parla spesso di diritto all’oblio su Google, essendo il motore di ricerca per eccellenza. Questo diritto consiste in una procedura specifica che permette di richiedere la rimozione di determinati risultati indicizzati, visibili digitando ad esempio il proprio nome. Si tratta quindi di un intervento limitato esclusivamente alla visibilità su Google, senza che ciò comporti la cancellazione del contenuto originale presente sul sito web.
In che modo il GDPR rafforza il diritto all’oblio?
Recentemente il Regolamento UE 2016/679, più noto forse come “GDPR”, ha rafforzato ancor di più il concetto del diritto all’oblio, riconoscendo alla persona il potere effettivo di cancellarsi dal mondo digitale. Pertanto secondo il Regolamento UE 2016/679, il diritto all’oblio diventa prima di tutto diritto alla cancellazione dei propri dati.
Infatti l’art. 17 del GDPR ribadisce con forza questo principio: “L’interessato ha il diritto di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei dati personali che lo riguardano senza ingiustificato ritardo e il titolare del trattamento ha l’obbligo di cancellare senza ingiustificato ritardo i dati personali, se sussiste uno dei motivi seguenti:
- I dati personali non sono più necessari rispetto alle finalità per le quali sono stati raccolti o altrimenti trattati
- L’interessato revoca il consenso su cui si basa il trattamento conformemente all’art. 6, paragrafo 1, lette a), o all’art. 9, paragrafo 2, lett. a) e se non sussiste altro fondamento giuridico per il trattamento
- L’interessato si oppone al trattamento ai sensi dell’art. 21, paragrafo 1, e non sussiste alcun motivo legittimo prevalente per procedere al trattamento, oppure si oppone al trattamento ai sensi dell’art. 21, paragrafo 2
- I dati personali sono stati trattati illecitamente
- I dati personali devono essere cancellati per adempiere un obbligo legale previsto dal diritto dell’Unione o dello Stato membro cui è soggetto il titolare del trattamento
- I dati personali sono stati raccolti relativamente all’offerta di servizi della società dell’informazione di cui all’art. 8, paragrafo 1”
Per una concreta tutela della privacy, però, non basta “nascondere” testi, foto o video indesiderati, ma è necessario eliminare definitivamente i contenuti ritenuti lesivi e in, un secondo momento, adoperarsi per ricostruire un sentiment positivo.
Approfondimento: l’articolo 17 del GDPR, fondamento del diritto all’oblio
L’articolo 17 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) sancisce il cosiddetto “diritto alla cancellazione”, più comunemente noto come diritto all’oblio. Esso garantisce agli interessati la possibilità di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei propri dati personali quando non sussistano più le condizioni per il loro trattamento, oppure quando il consenso venga revocato, o ancora quando i dati siano stati trattati in modo illecito. Questo articolo rappresenta la base giuridica su cui si fonda la richiesta di rimozione o deindicizzazione di informazioni personali da motori di ricerca e altri servizi online, rafforzando così il controllo degli individui sui propri dati personali e sulla loro visibilità in rete.
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Domande frequenti sul diritto all’oblio
Cosa si intende per cancellazione dei dati personali?
La cancellazione dei dati personali è il diritto di richiedere la rimozione dei propri dati quando non sono più necessari o se il trattamento è illecito. Questo diritto, sancito dall’articolo 17 del GDPR, permette di far eliminare i dati dai sistemi del titolare del trattamento, salvo casi in cui il trattamento sia necessario per obblighi legali o altri motivi previsti dalla legge.
Quali sono alcuni esempi di diritto all’oblio?
Un esempio tipico di diritto all’oblio è la richiesta di rimozione di un articolo online che parla di un procedimento giudiziario ormai concluso con assoluzione. Altri casi comuni riguardano la cancellazione di post diffamatori, vecchi annunci pubblici non più validi o notizie che ledono la reputazione di una persona senza più rilevanza attuale.
Esistono casi famosi in cui è stato applicato il diritto all’oblio?
Uno dei casi più celebri riguarda Mario Costeja González contro Google Spain, in cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito per la prima volta che gli utenti hanno il diritto di richiedere la rimozione di link lesivi dai risultati di ricerca di Google. Questo pronunciamento ha aperto la strada a numerose altre richieste, coinvolgendo spesso ex politici, imprenditori e personaggi pubblici. Per approfondire altri casi noti, clicca qui: https://www.digitallex.it/casi-piu-famosi-di-diritto-alloblio/.
Quale modulo usare per richiedere il diritto all’oblio?
Il modulo da utilizzare per richiedere il diritto all’oblio può variare in base al destinatario. Ad esempio, Google mette a disposizione un modulo online specifico per la rimozione di contenuti dai risultati di ricerca. In altri casi, può essere necessario inviare una richiesta formale direttamente al titolare del trattamento dei dati, allegando una copia del documento d’identità e una motivazione dettagliata della richiesta.
Come faccio a sapere se si può applicare il diritto all’oblio?
È necessario valutare caso per caso. In generale, si ha diritto all’oblio se le informazioni sono vecchie, irrilevanti o lesive della reputazione, e se non esiste un interesse pubblico prevalente alla loro permanenza online.
Per capire se ci sono i presupposti per avanzare una richiesta, puoi rivolgerti a Digital Lex: ti possiamo offfire il supporto specializzato per tutelare i tuoi diritti online!